Costa Rica: in viaggio con lentezza nella terra della Pura Vida
La Costa Rica è terra di straordinarie sorprese. Qui si estendono enormi porzioni di territorio ricoperte di foresta vergine, cime andine che superano i tremilacinquecento metri, una cintura vulcanica incandescente, le spiagge caraibiche dell’Atlantico e le baie sperdute orlate da palmeti del Pacifico.
Migliaia di specie animali terrestri, oltre ottocento specie di uccelli, la ricca fauna degli oceani, migliaia di specie vegetali e decine di migliaia di insetti, tra cui coloratissime farfalle, sono l’inestimabile patrimonio naturale di questo paese.
Situata tra le due placche americane e compressa ai lati dalla placca Caraibica e di Cocos, la Costa Rica è un piccolo paese centroamericano con una superficie di quasi due volte la Sicilia. Il territorio complesso e una geomorfologia variegata regalano un incredibile mix di microclimi e ambienti differenti a cui sono associati una straordinaria varietà di ecosistemi.
Dalle spiagge caraibiche bordate da foresta tropicale alle foreste atlantiche allagate, dagli ambienti andini di alta quota alle foreste nebulari di media montagna, mesetas, isole, foreste di mangrovie fino alle barriere coralline, la Costa Rica è nota come uno dei maggiori hotspot di biodiversità, un patrimonio naturale dell'umanità intera, basti pensare che qui è presente il dieci per cento delle farfalle del mondo.
Le politiche di conservazione della natura e degli ecosistemi con cui si è ricavata un ruolo di protagonista mondiale rendono la Costa Rica uno dei più interessanti esempi di come sia possibile coniugare lo sviluppo economico e culturale con la protezione della natura. Per anni tutto ciò gli è valso il titolo di paese più felice del mondo; oggi si avvia a grandi passi verso la totale conversione della sua economia alle enerigie rinnovabili e allo sviluppo sostenibile.
La capitale: San José
Arrivando a San José si ha subito la percezione di essere giunti in una città centroamericana.
Traffico, grandi truck statunitensi dai freni rumorosi, gente che gira a piedi o in bici in autostrada vendendo biglietti della lotteria o pelle di porco fritta come snack da sgranocchiare nelle lunghe attese di traffico.
La viabilità è ingorgata, mancano le infrastrutture di raccordo per aggirare le città, così per imboccare qualsiasi direzione si è costretti ad attraversare le caotiche vie della capitale. Se poi a ciò si aggiunge che per raggiungere quasi ogni località della Costa Rica bisogna ripassare dalla capitale e che oggi il livello di benessere è tale da consentire a tutti di possedere un’auto… voilà, il traffico bloccato è servito!
Per le strade girano ancora bus vecchi e datati, ma molto pittoreschi e stracolmi di gente; gli edifici sono bassi, con tetti di lamiera, sbarre alle finestre e alle porte, sensazione diffusa di ambiente urbano affollato. Ma d'altra parte si possono iniziare a osservare le piccole grandi differenze tra questa città e quelle simili di altri paesi centro e sud americani. Pensandoci bene non si ha mai la sensazione di pericolo, si può gironzolare per la città senza sentirsi minacciati, osservando un traffico caotico ma regolare e una generale cura per gli spazi pubblici. Insomma, si comincia a intuire perché venga chiamata la Svizzera del Centro America.
Per visitare la Costa Rica bisogna spostarsi o con un mezzo proprio, oppure con la capillare ed efficientissima rete di bus pubblici. Niente ferrovie, tranne poche tratte; le uniche funzionanti sono state distrutte dal forte terremoto del Caribe del 1991 e mai più ripristinate. Come muoversi?
Prima cosa: scegliere la destinazione. Caribe, Pacifico sud, Pacifico nord, montagne o vulcani?
Secondo: scoprire da quale stazione dei bus (sono dislocate in parti diverse della città) partire per raggiungere la destinazione prescelta.
Terzo: armarsi di pazienza, una bottiglia d'acqua, un paio di snack e mettersi in viaggio!
In viaggio tra le bellezze e i ritmi rilassati del Caribe
C’è una sola strada che raggiunge il Caribe: la famigerata 32 che da San Josè va verso Limon… Centosessanta chilometri, vent’anni per costruirla, un numero indefinito di ore per attraversarla.
Con una sola corsia per senso di marcia, la strada si inerpica attraverso le cime e le foreste del Parque Nacional Braulio Carrillo fino a quasi 2.000 metri e ci possono volere ore e ore per giungere a destinazione se lungo le interminabili serie di curve che si snodano tra le felci giganti e le piogge abbondanti di queste cime si incontra uno dei tanti truck americani che trasporta banane o enormi tronchi viaggiando a non più di trenta miglia orarie.
Superate le aspre montagne degli altopiani centrali, la 32 scende a capofitto verso le pianure allagate e le piantagioni di banane e ananas di Guapiles. Apri il finestrino e ti accorgi subito che c’è qualcosa di diverso. Scesi dalle montagne l’aria si fa calda e appiccicosa, le nuvole sono basse e l’umidità è pressoché totale. Eccoci giunti nel Caribe. Si attraversano per due ore abbondanti piantagioni di banane e insediamenti sorti qua e là lungo questa importantissima arteria stradale, ultimata alla fine degli anni '80 per aprire la rotta delle banane verso il porto di Limon e, dopo aver superato la dogana dei camion che trasportano banane, si raggiunge l’oceano Atlantico.
Il Caribe sud: relax e vita all’aria aperta tra escursioni e spiagge spettacolari
Nel Caribe sud la vita è scandita dall’alternarsi delle piogge e del sole. Per un particolare gioco di microclimi questa zona della Costa Rica è molto secca a febbraio e ottobre, secca con qualche pioggia a marzo, novembre e dicembre e negli altri mesi alterna piogge abbondanti a giornate di sole. Quando esce il sole tutti si godono la spiaggia, le escursioni sui sentieri attrezzati nei parchi, il surf, lo snorkeling, vanno in bici per le strade sterrate dei villaggi di Cahuita, Puerto Viejo, Manzanillo, Punta Uva.
Lo stress si percepisce subito lontano mentre lo stile di vita caraibico trascina tutti a godersi la vita all’aria aperta, il sole e il mare, invita ad andare in cerca di animali sui sentieri del parco, oppure a mangiare un gallo pinto bevendo un succo tropicale nel chiosco sulla spiaggia.
Molti italiani hanno scelto di trasferirsi in questa parte della Costa Rica in cerca di tranquillità e di una vita scandita dai ritmi rilassati del Caribe. Alcuni hanno lodge e cabinas, altri ristoranti e pizzerie.
Da non perdere il Parque Nacional Cahuita, dove è facile incontrare numerosi animali, le farfalle giganti Morpho dal colore blu elettrico, dispettose scimmie cappuccine, iguane e serpenti.
Andando più a sud, merita una visita il villaggio caraibico di Puerto Viejo, con la sua vivace vita notturna e le spiagge spettacolari di Punta Uva e Manzanillo, da cui si può partire per un’avventurosa e infangata scarpinata nella giungla fino agli ultimi villaggi prima del confine con Panama.
Nelle montagne dell’interno vivono le popolazioni indios dei Bri Bri, che da secoli coltivano caffè e cacao. Con un po’ di fortuna si può riuscire a visitare una loro finca e assistere all’incredibile e golosa lavorazione del cacao.
Tortuguero: il villaggio delle tartarughe marine
Situato nel Caribe nord, il villaggio di Tortuguero è una delle mete più apprezzate della Costa Rica. Per raggiungerlo ci vuole tempo se non ci si può permettere un volo charter diretto, ma ne vale la pena. Occorre arrivare fino al molo di La Pavona dopo almeno quattro ore di auto da San Josè, considerando una sosta e qualche camion di banane lungo il tragitto. Poi bisogna aspettare le partenze delle lance che, una di mattina e una di pomeriggio, si infilano nel dedalo di canali circondati dalla foresta e navigano per un’ora abbondante a forte velocità fino a raggiungere la grande laguna del Tortuguero, costruita nel secolo scorso con una intensa opera di ampliamento dei canali preesistenti. Attraverso la laguna e l’enorme rete di canali navigabili che da Limon arriva fino al confine nicaraguense, il governo della Costa Rica si prefiggeva di raggiungere via acqua gli insediamenti più sperduti della foresta atlantica, pare con l’obiettivo di sfruttarne le ingenti risorse di legname. Fortunatamente la foresta oggi è in gran parte intatta e lo sfruttamento agricolo si è fermato all’interno, senza raggiungere questo straordinario scrigno di biodiversità.
Il villaggio di Tortuguero sorge su una lingua di sabbia; volendo spiegarla in termini di dinamica delle coste si tratta di una barra emersa di sabbia tra la laguna e l’oceano.
Qui piove molto e in diversi periodi dell’anno, le case sono colorate baracche di legno e lamiera poggiate su dei pali a mo’ di palafitte. Si vedono imbarcazioni attraccate in laguna e qualche carretto, non ci sono veicoli a motore, nel villaggio ci si sposta a piedi o in bicicletta. Attraversato il villaggio si apre l’immensità dell’oceano Atlantico.
È in queste sabbie scure orlate da palme di cocco e mandorli tropicali che le tartarughe adulte vengono a scavare i loro nidi a ridosso della foresta e nascondono un centinaio di uova ciascuna, approfittando delle buie notti di Tortuguero.
Da quegli stessi nidi, in diverse stagioni, nascono ogni anno le nuove generazioni di piccole tartarughe marine dalle dimensioni di un seme di mango. Guidate dalla luce della luna e dal riverbero dell’oceano devono percorrere poche decine di metri allo scoperto prima di raggiungere le torbide e calde acque dell’Atlantico per essere un po’ più al sicuro.
Molti ostacoli le attendono: dagli avvoltoi che scrutano l’orizzonte appollaiati sulle palme, aspettando pazientemente la schiusa del nido, alle formiche, subito attratte da un nido che non riesce a schiudersi in modo rapido o che viene compattato dalle acque piovane o di marea, fino ai giaguari che vagano per la spiaggia nelle notti silenziose in cerca di un pasto.
La competizione è serrata ma il numero di nascite, almeno a giudicare dai nidi presenti sulla spiaggia per chilometri e chilometri, è davvero enorme... è così che la Natura ha voluto compensare le catture con una sovrabbondanza di nascite.
Lo spettacolo della nascita qui a Tortuguero è qualcosa di ricorrente, parte della vita di tutti. Passeggiando in spiaggia si può incontrare un nido che si schiude, un carapace gigantesco spolpato da un giaguaro nella notte, oppure i bambini che la sera raccolgono con dei secchielli le tartarughine appena nate che hanno imboccato la direzione sbagliata attratte dalle luci del villaggio… pazientemente le cercano per poi liberarle in mare. Per loro che qui sono nati e cresciuti è un gesto naturale.
Monteverde, parco del Corcovado, penisola di Nicoya
In Costa Rica con il termine “Monteverde” si intende l’enorme distesa di foresta nebulare che ricopre le alture e le montagne a ridosso della costa pacifica del nord. Vista dall’alto è un’interminabile sequenza di rilievi e valli, un susseguirsi di chiome di alberi alti anche cinquanta metri, intervallate da fondivalle fluviali, pascoli e zone vallive meno impervie.
Una foresta lussureggiante, alimentata da una semiperenne cappa di nuvole basse, una nebbiolina che si forma dai contrasti termici fra l’altitudine delle montagne e le correnti atmosferiche provenienti dal vicino e caldo oceano Pacifico.
Questa grande umidità, frutto in parte anche della traspirazione delle foreste quando sono illuminate dal caldo sole tropicale, alimenta a ciclo continuo la foresta nebulare. Le montagne vicine sono costituite in gran parte da vulcani, alcuni dei quali attivi, come il famoso Arenal, raggiungibile da qui con mezza giornata di auto, via sterrata. I suoli sono fertilissimi e la vegetazione offre panorami da sogno.
All’ombra dei maestosi alberi secolari, il sottobosco si confonde con le felci e le piante epifite: muschi, licheni, felci di ogni dimensione, tillandsie, orchidee e colorate bromelie. Ogni albero è un microcosmo, un piccolo e vitale ecosistema dove trovano riparo e nutrimento numerosi insetti e rettili, coloratissime farfalle e chiassosi uccelli dal piumaggio sgargiante.
Il villaggio di Monteverde: la porta di accesso alla foresta nebulare
La porta di accesso a questa meraviglia della natura è il villaggio di Monteverde. La strada che si percorre negli ultimi venti chilometri è una pista di terra ben curata ma soggetta ai capricci delle piogge stagionali. Da anni la comunità è contraria all’asfaltatura della principale via di accesso al villaggio. Un tempo sperduto insediamento di quaccheri provenienti dagli Stati Uniti, oggi Monteverde è un vivace centro turistico dove al visitatore vengono offerte numerose possibilità di svolgere attività in mezzo alla natura. Rafting, canyoning, escursionismo, ma soprattutto l’attrazione che ha reso il Parco Nazionale di Monteverde celebre nel mondo: il canopy tour. Lanciarsi dalle piattaforme sulle cime degli alberi e percorrere in velocità, attaccati a una carrucola, i cavi tesi sul tetto della foresta è un’emozione indimenticabile e un modo davvero inconsueto di godere di visioni straordinarie della lussureggiante natura del Monteverde.
Il Corcovado: uno dei parchi naturali più celebri al mondo
Via terra ci sono due modi per raggiungere il sud-ovest del paese: la lunga strada costiera che attraversa villaggi turistici ed enormi distese di palme da olio, oppure la via interna passante per San Isidro del General, che invece si inerpica lungo le montagne alte oltre tremila metri del Macizo de la Muerte, che deve il suo nome all’ingente numero di operai che hanno pagato con la vita la costruzione di questa arteria viaria fondamentale.
Superate le alte e impervie montagne, la strada ridiscende ripida nell’ampia valle di San Isidro, il più grande centro urbano del sud del paese, e percorre le valli interne attraverso gli straordinari paesaggi selvaggi della Cordillera de Talamanca, tra fincas coltivate ad ananas e maestose valli fluviali, ancora abitate dalle popolazioni indigene che vivono tutt’oggi della coltivazione del caffè.
Entrambe le strade giungono alla laguna di Sierpe, vera e propria porta d’accesso del Corcovado, uno dei parchi naturali più celebri al mondo. Il Corcovado deve la sua fama alla presenza di numerosi grandi felini, tra cui il giaguaro e il puma, il grande tapiro di Baird, coccodrilli, caimani e altri rettili, scimmie, bradipi, uccelli, formichieri e molte altre specie.
Si estende per tre quarti nella penisola di Osa, immersa nelle calde acque dell’oceano Pacifico, un territorio grande e quasi completamente disabitato, un vero e proprio paradiso naturale.
Gli insediamenti, pochi e isolati, sono raggiungibili con piste di terra, come Puerto Jimenez oppure con lance a motore che attraversano fittissime foreste di mangrovie fino alla Baia dove sir Francis Drake attraccò nel sedicesimo secolo durante la circumnavigazione del globo, e che da lui prese il nome. Le spiagge di Osa sono uniche: un susseguirsi di slanciate palme da cocco e baie sabbiose, torrenti e foresta, ovunque foresta.
Dormire nei lodge o nelle cabinas del Corcovado è di per sé un’esperienza; al mattino e alla sera è facile scorgere dalle finestre scimmie e bradipi, i tramonti sono superbi e la notte è cullata dai suoni della giungla.
Il trekking nella giungla, cercando di avvistare i numerosi animali è un susseguirsi di forti emozioni e panorami idilliaci, ed è ancor più godibile e sicuro se si è accompagnati da una guida esperta.
Il Corcovado è un luogo di atmosfere magiche e di grandi suggestioni, protetto dalle acque del Pacifico a ovest e sud, dalle montagne disabitate e impenetrabili della Cordillera de Talamanca e del Parco Internazionale La Amistad, questo territorio è ancora uno degli angoli più remoti del pianeta.
Penisola di Nicoya: la natura potente di una terra antica e affascinante
La Penisola di Nicoya si estende nel nord-ovest della Costa Rica, immersa nelle ricchissime acque del Pacifico. Bagnata dalle calde correnti oceaniche gode di un clima a sé. La stagione delle piogge qui termina con qualche settimana di anticipo e le estati, da dicembre a marzo, sono davvero secche e aride. Un tempo ricoperta di foreste, durante la metà del secolo scorso è stata oggetto di forti disboscamenti per lasciare spazio ai pascoli. Durante questa fase fu trascurata la particolarità del bosco, si tratta infatti di un bosco secco. Qui, per intenderci, durante la stagione secca alcuni alberi perdono le foglie per proteggersi dall’arsura. L’equilibrio ecologico intaccato da questi massicci disboscamenti era davvero unico e precario, e ancora oggi se ne pagano le conseguenze in termini di scarsezza di acqua e di difficoltà che la foresta incontra nel rigenerarsi.
Oggi la Penisola di Nicoya è conosciuta per le sue spiagge davvero straordinarie, meta di surfisti da tutto il mondo. Ce n’è per tutti i gusti: dalle spiagge lunghe e bianche di Montezuma, alle baie di Mal Pais e Samara, a mano a mano che si procede verso ovest.
Qui la vita scorre con ritmi lenti e naturali, scandita dai cicli delle stagioni e dalle attività che offrono la spiaggia e il mare; l’oceano è pescosissimo e vengono organizzate numerose gite in barca per la pesca d’altura. I tanti cetacei e le tartarughe marine che emergono a galla o che frequentano le spiagge per la deposizione delle uova, offrono agli amanti del mare numerose occasioni di praticare whale watching e snorkeling. Non mancano le possibilità per gli amanti del trekking di addentrarsi lungo i sentieri del Promontorio di Cabo Blanco, dove sorge il primo parco nazionale della storia della Costa Rica e dove ancora si conserva la foresta primigenia, con alberi di dimensioni maestose. E naturalmente è il paradiso dei surfisti, che la sera si radunano nei villaggi dopo aver trascorso la giornata a cavalcare le onde.
Nicoya, terra antica e affascinante, trasmette al viaggiatore la sensazione di una Natura potente, che risveglia il corpo e rigenera lo spirito, induce alla meditazione e alla riflessione, riporta all’essenza della vita e infonde rispetto verso gli elementi naturali.