Chi sono? Perché sono in viaggio? Cosa cerco? Quando parto e dove sono diretto?
Ecco le coordinate essenziali del moderno antropologo, ecco le cinque domande fondamentali che lo guideranno in ogni visita a un nuovo paese e in ogni approccio con una realtà diversa dalla propria.
Ognuno di noi può essere un antropologo moderno, artigiano di viaggi fuori dal comune, spinto a scoprire il mondo con la voglia di mettersi in gioco e nutrito dal miele della libertà. Lo spirito di curiosità che lo anima è quello di chi sa, ma è pronto a meravigliarsi, di chi ha delle aspettative, ma lascia che le cose accadano… perché è lì il segreto della vera scoperta.
Sapersi diversi, accogliere l’alterità e aprirsi a ciò che s'incontra è l’unico approccio possibile per un dialogo capace di tessere il percorso del viaggio con trame uniche e per tenere lontani i pregiudizi, ma anche i facili buonismi o le giustificazioni.
Artifici, finzioni e grandi narrazioni sono gli strumenti attraverso cui, negli ultimi secoli, sono state costruite le culture e si sono modellate le alterità. Non falsi d’autore né menzogne commerciali, piuttosto true fiction, cioè sceneggiature di popoli ed etnie che in parte si raccontano e in parte si lasciano raccontare dallo straniero: colonizzatore, pellegrino, soldato, mercante o turista che sia, tutti siamo parte della messa in scena che è ogni Cultura. “Guardiamo sopra le spalle” di quella e la viviamo come un’esperienza soggettiva, proiezione delle nostre conoscenze e cognizioni. Viceversa, siamo scrutati dall’Altro, straniero e sconosciuto, eppure familiare, che ci ritrae e ci interpreta a modo proprio.
Cos’è reale allora? Cos’è puro, chi è autentico? Niente, nessuno, oppure tutti, o meglio, tutto ciò che nasce dal sorprendente incontro tra il viaggiatore che osserva e l’Altro che si vede guardare. Frutti, dunque, impuri e impazziti dall’incontro che, tuttavia, è sempre stato e sarà ogni volta inaspettato e irripetibile.
Dai calzoncini color cachi alla tastiera di un computer
Dalla fine del XX secolo, l’antropologo in calzoncini color cachi, cappello a falde larghe e binocolo cede il passo a tutta una schiera di viaggiatori, studiosi e turisti di ogni genere, a spasso in ogni angolo del pianeta. E, nello stesso momento, il tipo di conoscenza scientifica a proposito di popoli e culture lontane fornita dagli etnografi e da altri ricercatori viene scalzata da un’informazione generica e sommaria, ma accessibile e comprensibile a tutti... alla portata di un clic.
Che sia a scopo divulgativo, informativo, turistico, promozionale, pubblicitario, religioso, umanitario, moltissime sono le informazioni che si possono trovare in rete sulle più piccole tribù o etnie abitanti i luoghi più remoti del pianeta. E tutte queste fonti affermano la loro verità, una verità che bisognerebbe verificare in loco…
Ad ogni modo, soddisfare la curiosità di tutti non è più solo una prerogativa degli esperti, ma può essere appagata con pochi battiti di tastiera che, in frazioni di secondo e a costo zero, fanno arrivare davanti ai nostri occhi il folkore e le tradizioni più esotiche che nemmeno un viaggio alla Indiana Jones potrebbe eguagliare.
Ma come ignorare gli effetti che una simile diffusione di conoscenza di scarsa qualità ha avuto, e come ignorare la diffusissima spettacolarizzazione di genti, culture e tradizioni costruite ad hoc che mettono in scena gli usi e i costumi di alcuni popoli a servizio di altri? Eppure nessuno di noi, scienziati ed esperti compresi, è del tutto estraneo a questo sistema informatico e informativo che, viaggiando via etere, inscatola l’intero pianeta Terra in lattine monodose pronte all’uso. Dal polo sud all’estremo nord, lungo tutta la scacchiera di meridiani e paralleli del geoide Terra, nessuno è esente dal trattare l’Altro o dal concepire il diverso così com’è: uno Straniero che parla una lingua incomprensibile, fa cose bizzarre, mangia cibi pazzeschi e desta sempre, in tutti, un irresistibile sentimento misto di curiosità e diffidenza.