Viaggio in Islanda: 75 giorni nella terra di ghiaccio, 20.000 Km in 4x4
CAPITOLO 2 - LA RING ROAD: l’ovest e il nord
"La nave percorre lo Seydisfjordur, una volta sbarcato rimango immobile a godermi l’inebriante sensazione di libertà, che il viaggio abbia inizio."
Ci eravamo lasciati così, con due mesi di viaggio davanti a me e parecchi giorni ancora per raggiungere Reykjavik.
Ti sei perso il Capitolo 1 del racconto del nostro viaggio in Islanda?
Torneremo nell’estremo nord e tra i selvaggi altopiani in futuro, ma oggi voglio iniziare la nostra avventura islandese dall’itinerario più noto, quello lungo la Ring Road, la strada ad anello che rappresenta la principale via di comunicazione dell’isola, tanto che anche io l’ho percorsa due volte con i gruppi per poi approfondirne la conoscenza in diverse occasioni al fine di potervi offrire quel qualcosa in più…
Ring Road: le notizie indispensabili
È un ripiego per chi non vuole inoltrarsi nelle piste interne guidando una 4x4 (dove il transito è vietato alle auto normali) o non è disposto a dormire in rifugi/ostelli con camere condivise?
Forse, ma solo in parte.
Cercando nel web, è facile imbattersi in articoli scritti dai fautori del “non siamo turisti ma viaggiatori” che considerano quello lungo la Ring Road un itinerario troppo turistico se non addirittura banale.
Il mio parere? E’ vero che visitare gli altopiani significa avere la possibilità di essere spesso completamente soli al cospetto dei meravigliosi paesaggi del paese e sentire ancora scorrere il brivido dell’avventura, ma è anche vero che lungo la strada nazionale numero 1 si incontrano alcune delle attrazioni principali dell’isola che non sono certo tali solo perché più facilmente raggiungibili.
Quanti giorni sono necessari a percorrerla?
Basta cercare in rete: dieci sono il minimo, ma due settimane sono molto meglio, soprattutto se viaggiate in autonomia e non volete correre dietro le lancette dell’orologio.
Ma così il viaggio non risulta troppo costoso?
Risparmiate sull’alloggio: ostelli, guesthouse e fattorie con camere condivise rappresentano una possibile soluzione, per non parlare dei campeggi. In alternativa viaggiate in bassa stagione oppure scegliete un itinerario più breve.
È necessario prenotare gli alloggi?
Molti si chiedono se è meglio percorrere l’isola in senso orario o antiorario, ma ben più importante è chiedersi come sia possibile modulare l'itinerario in base al maltempo, spesso molto localizzato. Purtroppo in alta stagione il problema è difficilmente risolvibile in quanto è certamente meglio prenotare gli alloggi, restando inevitabilmente legati a questi.
Una possibile soluzione?
Viaggiate in bassa stagione, preferibilmente tra maggio e giugno o tra settembre e ottobre oppure scegliete il campeggio, potrebbe essere l’occasione giusta per iniziare!
Ho bisogno di una 4x4?
Tecnicamente no, l’intera Ring Road è asfaltata così come sono le strade che conducono alle attrazioni principali.
Il mio consiglio?
A meno di non avere un budget estremamente ridotto, noleggiate un piccolo 4x4, come una Dacia Duster o una Suzuki Jimny, saranno più che sufficienti. Ad essere sterrate non sono solo le piste interne, le cosiddette F-roads, ma tante altre strade dove una 4x4 vi permetterà di fare quel passo in più.
In inverno poi una 4x4 con le gomme invernali o chiodate diventa indispensabile per la sicurezza.
Benvenuti in Islanda
L'arrivo
Solo un 5% dei viaggiatori arrivano nel paese via mare, per cui ipotizziamo di far parte di quel 95% che atterra all'aeroporto di Keflavik, distante circa 50 km dalla capitale.
Noleggiamo l’auto e ci dirigiamo verso il nostro hotel.
Un’idea alternativa?
Entrate subito nel viaggio, rilassatevi e immergetevi nel surreale paesaggio vulcanico della penisola di Reykjanes. Vi aspetta uno dei suoi luoghi simbolo, la Laguna Blu.
Turistica? Senz’altro. Affollata, sicuro. Ma a ben vedere, perché l’ambiente che la circonda è tra i più caratteristici del paese.
Reykjavik
Nella capitale val la pena dedicare qualche ora almeno a tre dei suoi simboli: l’Harpa, l’avveneristica sala da concerti, la moderna cattedrale e il vecchio porto (da cui in pochi minuti di speed boat è possibile trovarsi al cospetto dei numerosi giganti del mare regolarmente presenti nella baia). Non mancano musei quantomeno originali.
E’ ora di partire in direzione nord. Consiglio una sosta a Borgarnes nel Centro Studi sulla colonizzazione. Non tanto i suoi reperti quanto le sue “storie” sono un’ottima introduzione al paese e al legame ancora vivo con i suoi primi abitanti vichinghi di origine norvegese.
La penisola di Snaefellsnes
Dominata dal ghiacciaio dello Snaefellsjokull, da cui Jules Verne inizia il suo “Viaggio al centro della terra” e definita come “Islanda in miniatura”, al di là degli slogan turistici è un’ottima introduzione al paese a cui dedicare almeno un giorno intero e possibilmente di più.
Se da Stykkisholmur, il suo centro principale, decidete di dirigervi verso i Fiordi Occidentali, una valida alternativa alla lunga strada costiera è il traghetto che navigando tra le mille isole del Breidafjordur porta non lontano dalle scogliere di Latrabjarg, le più alte d’Europa.
Da non perdere: il breve trek tra Arnarstapi e Hellnar; le formazioni rocciose di Landrangar, quelle a nord della spiaggia di Djupalon (non fermatevi solo a fare i selfie…) e la montagna di Kirkjufell con la relativa cascata, certamente due delle immagini più iconiche del paese.
Il nord ovest
Ci dirigiamo ora verso nord est, un lungo tratto di strada, circa 500 km, che spesso viene attraversato velocemente per raggiungere Akureyri, la capitale del nord, e da qui proseguire verso il famoso lago Myvatn.
Ciò però significa ignorare alcune delle penisole più remote e affascinanti del paese nonché la meravigliosa regione dei Fiordi Occidentali che da sola vale il viaggio (ne parlerò nei prossimi capitoli).
Consiglio almeno una sosta intermedia, se non un pernottamento, dalle parti della penisola di Vatnsnes, con la sua colonia di foche o da quelle della caratteristica fattoria con il tetto di torba di Glaumbaer.
Akureyri
Circondata da montagne innevate per gran parte dell’anno, la seconda città del paese, con i suoi ventimila abitanti, è caratterizzata da un’atmosfera accogliente e a misura d’uomo… non fosse altro perché sono stati in grado di riparare il camperino. 😉
Consiglio almeno una passeggiata lungo la via centrale e una pausa rilassante nel suo giardino botanico.
Anche dal centro di questa città, come da alcuni villaggi vicini, è possibile effettuare escursioni in barca alla ricerca delle balene.
Godafoss e Aldeyjarfoss
Imboccata una piacevole strada panoramica, che consiglio di percorrere per intero, senza lasciarsi tentare dal moderno tunnel, ci avviamo in direzione del lago Myvatn. Lungo la strada imperdibile è la sosta per ammirare una delle più maestose cascate del paese: Godafoss. Non limitatevi a guardarla da lontano, percorrete il sentiero che la fronteggia, avvicinatevi al suggestivo canyon e, se siete al volante di una 4x4, addentratevi fino a raggiungere l’inizio della mitica F26 o Sprengisandur, la strada, in passato considerata maledetta e infestata dai briganti, che ancora oggi è considerata la pista più impegnativa che unisce il nord con il sud del paese attraversando i selvaggi altopiani centrali. Per fortuna è sufficiente percorrerne una manciata di chilometri per raggiungere l’Aldeyjarfoss, una delle più suggestive cascate del paese.
Anche l’Hrafnabjargafoss, ancor più nell’interno, meriterebbe una visita, ma siamo ormai alle porte di una delle aree più remote del paese e, se non siete più che ben preparati, è meglio girare i tacchi e tornare alla sicurezza della Ring Road.
Il lago Myvatn
Arrivati sulle sue rive, contrariamente ad altri luoghi che lasciano subito senza fiato, la particolarità del luogo, l’intensa attività vulcanica, potrebbe non saltare subito all’occhio e si potrebbe perfino rimanere delusi. In realtà è semplicemente necessario un po’ più di tempo per scoprirla ed apprezzarla.
Ecco i miei consigli: a sud, interessanti, ma forse meno spettacolari di quanto il nome non farebbe pensare, troviamo decine di cosiddetti pseudocrateri. Sul lato est è piacevole una breve passeggiata nel verde promontorio di Hofdi, tra uccelli migratori e strane formazioni rocciose. A poca distanza il vasto campo di lava di Dimmuborgir, i cui sentieri asfaltati purtroppo stonano con il sorprendente paesaggio. Inoltratevi allora nello stretto sentiero che permette di raggiungere il cratere di Hverfjall, l’ambiente è lo stesso ma l’atmosfera è salva!
Allontanandosi di qualche chilometro dal lago, nell’area del Krafla, troviamo altri tre luoghi imperdibili: i paesaggi lunari di Hverir e Leirhnjukur, dove tra pozze ribollenti e bocche fumanti sembra di esser tornati al momento della creazione del pianeta, e il cratere Viti che, con la luce giusta, ammalia per i suoi colori surreali.
Dopo tutto questo girare volete godervi un po' di meritato riposo?
Niente di meglio dei Bagni Termali del Myvatn, la risposta del nord alla Laguna Blu.
Dettifoss, Asbyrgi e il canyon dello Jokulsa a Fjollum
Proseguiamo il nostro viaggio in direzione nord est e raggiungiamo uno dei canyon più spettacolari del paese all’interno del Parco Nazionale del Vatnajokull. Qui l’impetuoso fiume glaciale Jokulsa a Fjollum forma delle imponenti cascate, tra cui la celeberrima Dettifoss, la cui potenza lascia senza fiato.
L’ideale è dedicare a quest’area almeno un’intera giornata tanti sono i suoi punti di interesse. Spostandosi verso nord, da visitare è un luogo il cui aspetto delle stranissime formazioni rocciose è particolare tanto quanto il loro impronunciabile nome, Hljóðaklettar.
Poi eccoci ad Asbyrgi, la “barriera” nella serie Trono di Spade, che segna il nostro punto di svolta (a meno di non voler raggiungere la costa ad Husavik, autoproclamatasi capitale islandese del whale watching). La strada 864 che percorriamo in direzione sud, sterrata e teoricamente aperta solo alle 4x4, regala alcuni dei più spettacolari panorami sul canyon, compresa la cascata di Hafragilsfoss e il lato orientale di Dettifoss.
Finalmente sugli altopiani
Il tratto successivo della Ring Road permette a tutti una fugace immersione negli altopiani. Ma se al solo apparire del profilo dell’Herdubreid in lontananza, una delle montagne simbolo del paese, un brivido vi corre lungo la schiena, imboccate senza ulteriore indugio la strada sterrata 901. Vivrete l’emozione di guidare negli Highlands, circondati da spazi deserti e sconfinati, senza bisogno di una 4x4. L’unico segno di civiltà, a circa metà strada, la remota fattoria di Möðrudalur, con una caratteristica pompa di benzina, un bar, un campeggio e alcune stanze in cui alloggiare, è un buon punto di partenza per partecipare a qualche escursione organizzata nell’interno.
Verso il sud
Gli altopiani sono ormai alle nostre spalle e davanti a noi si staglia l’affascinante regione dei Fiordi Orientali, in cui sono sbarcato qualche settimana fa e di cui vi parlerò in un prossimo capitolo.
Ancora qualche chilometro e raggiungiamo l’Oxi pass, sulla strada 939. Pur non facendo più parte della Ring Road, lo spettacolare paesaggio e il divertente percorso sterrato lo rendono a mio parere una tappa imperdibile del nostro viaggio, ma occhio a non distrarsi!
L’aspro profilo del Vestrahorn si staglia all’orizzonte, il sud est con le sue distese vulcaniche, lagune glaciali e cascate ci attende, il viaggio continua…
Non perdetevi il prossimo capitolo!
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